giovedì 30 dicembre 2010

LM: Videogiochi, una triste rinuncia


Poteva finire questo 2010 senza l'appuntamento a sorpresa di Last Minute? Evidentemente no, ed infatti eccolo quì. Last Minute si traveste da Last Years e, prima di farvi gli auguri di un felice 2011, vi lascia con questo articolo. Un po' triste, forse, ma sincero. Come avrete notate ogni recensione di giochi che riguardano il sistema PS2 è composta da parti estrapolate dalla rivista Videogiochi. Ma cos'è Videogiochi, o meglio, cos'era? Forse molti di voi non la ricorderanno, forse, invece, anche voi avete legato a quella rivista gran parte della vostra vita passata innanzi alla scorsa generazione. Chi non l'amata, o non l'ha capita fino in fondo, vi risponderà che Videogiochi era una semplice rivista multipiattaforma, ispirata alla testata britannica Edge, di cui proponeva anche diversi articoli. Tradotti, naturalmente. Nulla di sbagliato, ma di incompleto, sicuramente tutto. Videogiochi, non era una semplice rivista multipiattaforma, così come gli articoli di Edge non venivano semplicemente tradotti. Di Edge prendeva in prestito, oltre alla veste grafica più bella e minimalista mai realizzata per una rivista di videogiochi, screenshots per speciali e recensioni, impaginazione e alcuni articoli, sapientemente reimpaginati e proposti magari in forma più snella. Ma Videogiochi proponeva anche tantissimi articoli originali, nonchè delle recensioni meravigliose. Il team, di cui su carta non c'è alcun riferimento, era davvero un gruppo con i cosidetti. Andrea Minini Soldini, il direttore responsabile, dedicò il primo numero della rivista a Riccardo Albini, pioniere delle riviste di videogiochi in Italia con la sua Videogiochi (sì, lo stesso nome), del 1983. Un editoriale incredibile che, ancora oggi, rileggendolo, si capisce quanto affronti un problema attuale per l'appassionato di videogiochi, ossia l'intendere il videogioco come una forma di cultura. Un problema che non ci sentiamo di affrontare in questa sede.


Stavamo parlando, invece, della rivista Videogiochi, uscita per la prima volta nell'ottobre 2003, con Killzone in copertina. Un numero letto, visto e rivisto ennesime volte. Forse il migliore dei 25 realizzati. Dalla stupenda grafica del numero 1 si passò ad una versione (numero 7) in cui venivano inserite più informazioni nelle recensioni. Una scheda tecnica, utile sopratutto per le recensioni di giochi PC. Non stravolgeva sicuramente la grafica di Edge, ma comunque la preferivo nella prima versione. Deciso cambio di grafica, invece, con il numero 18, alcuni mesi dopo il cambio di grafica della cugina inglese. Quì, purtroppo, non sono riusciti a tenere testa alla grafica di Edge. Complice il non voler usare, inspiegabilmente, il font FF Max, che Edge riusciva ad usare magistralmente, ancora oggi. Ma non solo questo. Le due grafiche, messe a confronto, erano sensibilmente differenti, per quanto, comunque, Videogiochi si ispirasse ancora ad Edge. Spariscono, nei numeri con la nuova grafica, molti degli aspetti che mi avevano esaltato nei vecchi numeri di Videogiochi, come l'enorme quantità di titoli provati in versione giapponese. Ma questo non è del tutto colpa di un team che è rimasto uguale nelle sue parti principali per tutti e 25 i numeri.


Nell'ultimo spezzone di questo malinconico Last Minute, non mi rimane che parlare dell'aspetto più bello di questa ormai defunta rivista. Sto parlando del modo di scrivere. Che si tratti di recensioni, di anteprima o di editoriale, il modo di scrivere di chi scriveva (lasciatemi passare il gioco di parole) era assurdamente meraviglioso! Recensioni come quelle di Donkey Konga, Mojib Ribbon, Otogi 2, Gran Turismo 4 Prologue, Gran Turismo 4, Metal Gear Solid 3, Animal Crossing, Viewtiful Joe, Magatama e tantissime altre che, elencarle tutte, mi sembra quantomeno tedioso. Un modo di scrivere unico, speciale, che non si interessava di farvi una carrellata di quello che il gioco offre, o i suoi aspetti positivi e nagativi. Si interessava, piuttosto, dell'aspetto più umano (per quanto possa esserlo) del videogioco. Dell'aspetto emozionale, di quello che proverete giocandoci ore ed ore, o solo alcuni minuti. E così, il pennello di Mojib Ribbon diventa leggero se paragonato alla distruzione di Otogi 2, la schermata delle avvertenze di Donkey Konga riesce ad avere il suo perchè, ed il basso livello di sfida di Gran Turismo 4 va a braccetto con il suo enorme successo. Una rivista come Videogiochi non esiste più e forse, oggi, non ha nemmeno ragione di esistere. Oggi che i videogiochi, come si dice spesso in momenti come questi, non sono più quelli di una volta. O forse, più semplicemente, il problema è solo nella mia testa. D'altra parte io ho iniziato a considerare il videogioco come forma di cultura proprio in quegli anni, e proprio grazie a Videogiochi. Ed allora il problema non è più nella mia testa. Ma nel mio cuore. Come si dice? Il primo amore non si scorda mai. E così, Nintendo, ad esempio, può creare il Mario più bello della storia, ma se il tuo primo Super Mario è stato Sunshine, oppure il 64, Galaxy è solo uno strumento che ti ricorda quanto tu hai amato Super Mario. Super Mario Sunshine, però.

Genma-Sensei

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